Non sono nato con la macchinetta fotografica in mano. Sì, sono nato, certo. E sono vivo dal 1977. Mai nessuno mi ha regalato la fotocamera. Me la sono sudata, da solo. Da piccolo volevo fare il pittore, poi lo scrittore, poi il regista. E mi sono ritrovato laureato in economia. Apparentemente non c’entra nulla, ma fidatevi, il nesso logico c’è. È nella disperazione che nasce la scintilla per l’arte. E anche Michelangelo Antonioni era laureato in Economia. E anche Sebastião Salgado, lavorava in banca. E Fernando Pessoa scriveva lettere commerciali. Potrei continuare ma basta così per essere in buona compagnia. Mi piaceva scrivere con l’inchiostro, lettere d’amore, poesie, racconti, canzoni. Mi piaceva fermare il tempo con l’immaginazione, su un foglio di carta. Frequentavo una galleria d’arte, studiavo la luce nella pittura.
Smisi di scrivere con l’inchiostro e iniziai a scrivere con la luce. E iniziai a fermare il tempo. E’ come un ossessione, fermare l’irreversibilità del tempo. Non ho frequentato altisonanti scuole di fotografia, ma piccoli artigiani dell’anima. Non ho mai esposto a una mostra personale. Non conosco tutte le caratteristiche di tutte le macchine fotografiche. Sono un artista e vedo la bellezza ovunque e scatto con i miei occhi milioni di foto. Ora continuo, ogni giorno della mia vita, su questa strada. Se vivi di quello che fai, diventi quello che sei. La mia passione per la fotografia è smisurata. Vado oltre la semplice rappresentazione dell’attimo irripetibile. Vado in profondità. Amo il mare, amo il rosso, amo mia moglie, amo le mie figlie, amo la musica, amo gli stivaletti dei Beatles, amo le magliette blu, amo il tramonto.